Formazione

Non s’affitta ai disabili. Una candid camera rivelatrice

Un’emittente romana organizza la “trappola”. Due ragazzi cercano casa. Quello normodato trova sempre porte aperte.

di Franco Bomprezzi

Il metodo dell?inchiesta televisiva con telecamera nascosta continua a mietere successi e a dare risalto a fenomeni che fino a poco tempo fa venivano solo raccontati su carta. Ma la potenza delle immagini e delle voci dà spesso la sensazione di una verità ?più vera?, come nel caso del tour attraverso le agenzie immobiliari romane fatto da un ragazzo ?normale? e da uno disabile, anche se ?camminante? in modo autonomo. Sette agenzie su dieci hanno liquidato sbrigativamente Mimmo, che cercava una casa in affitto. Diverso il trattamento riservato a Francesco, non disabile, a parità di richiesta, e a pochi minuti di distanza. L?idea è di Retesole, una emittente romana. Tutti ora si stupiscono e si indignano. Io no. Ancora oggi il mondo degli affari, ma anche quello dei servizi aperti al pubblico, è del tutto impreparato ad accogliere una utenza disabile, che finalmente si muove in modo autonomo, e non delega sempre la famiglia, o gli amici, o gli assistenti sociali. Se oggi la questione appare in tutta la sua crudezza è perché finalmente uno studente disabile all?università decide di fare da sé, e si scontra con una serie di pregiudizi e di impreparazione. L?idea è che i disabili siano rompiscatole e, nel caso delle case in affitto, siano assai difficili da sfrattare (aggiungo io). Sono casi evidenti di discriminazione, a proposito della convenzione dell?Onu sui diritti delle persone con disabilità, che lo scioglimento anticipato delle Camere ha impedito di ratificare subito. Fino a quando non sarà cultura diffusa, ossia un comune sentire di tutti, che la disabilità è una condizione umana possibile e normale, pur con qualche difficoltà in più, continueremo a vivere in un Paese nel quale il comportamento civile e corretto suscita stupore, e merita di essere citato ad esempio.


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